Parassiti intestinali: come accorgersi di averli? Ecco i sintomi più comuni

La presenza di parassiti intestinali nell’organismo umano costituisce una delle problematiche più diffuse, soprattutto nei Paesi a clima caldo-umido e nelle aree con scarsa igiene, ma non risparmia nemmeno i contesti occidentali. Questi organismi possono insediarsi nell’intestino di adulti e bambini, causando disturbi che spesso vengono sottovalutati o confusi con altre condizioni. La difficoltà di diagnosi risiede nella varietà e nell’aspecificità dei sintomi, che si manifestano in modo diverso a seconda della specie parassitaria e della risposta individuale dell’ospite.

I sintomi più frequenti delle infestazioni

I segnali più comuni che possono indicare la presenza di parassiti intestinali sono molteplici e tendono a coinvolgere soprattutto il tratto gastrointestinale, ma non solo. I disturbi lamentati possono essere sia acuti che cronici, fino a diventare persistenti e invalidanti. Tra i sintomi principali rientrano:

  • Diarrea cronica o ricorrente, spesso non collegata a infiammazioni note o a cause alimentari specifiche;
  • Dolori e crampi addominali, localizzati più spesso nella parte bassa dell’addome e di varia intensità;
  • Nausea, talvolta accompagnata da episodi di vomito;
  • Gonfiore addominale e meteorismo, cioè produzione eccessiva di gas nell’intestino;
  • Prurito anale, che tende ad acuirsi durante le ore serali e notturne, particolarmente tipico nelle infestazioni da ossiuri;
  • Perdita di peso inspiegabile, anche in assenza di cambiamenti nel regime alimentare o nell’attività fisica;
  • Spossatezza e stanchezza persistenti, conseguenza della ridotta capacità di assorbire i nutrienti;
  • Nei casi più gravi, anemia e malnutrizione, dovute alla sottrazione di sostanze nutritive fondamentali da parte dei parassiti;
  • Presenza di frammenti biancastri o vermi nelle feci, molto caratteristica ma non sempre riscontrata.

Queste manifestazioni possono essere associate anche a una difficoltà di assorbimento dei nutrienti, con possibili ripercussioni sistemiche. A volte, nei bambini, il primo segnale può manifestarsi come digrignamento notturno dei denti (bruxismo), così come l’insorgenza di macchie cutanee e sfoghi che non sembrano riconducibili ad altre cause dermatologiche. Altri segnali possono comprendere frequenti mal di testa, diminuzione delle difese immunitarie e una tendenza ad ammalarsi facilmente, specialmente nelle vie respiratorie.

Cause e fattori di rischio

I parassiti intestinali di frequente entrano nell’organismo tramite ingerimento di acqua o cibi contaminati. I principali fattori di rischio includono il consumo di alimenti crudi o poco cotti (soprattutto pesce, carne e verdure non lavate accuratamente), ma anche l’utilizzo di acqua non potabile. Le infezioni sono particolarmente comuni nei bambini, nelle persone con sistema immunitario debole e in chi vive in ambienti con scarsa igiene. Alcuni comportamenti favoriscono il contagio e la trasmissione, come l’abitudine a non lavarsi le mani dopo aver utilizzato il bagno o prima dei pasti.

In determinati contesti, l’abuso di farmaci che alterano la flora intestinale e le abitudini alimentari scorrette possono incrementare la suscettibilità alle parassitosi. Non bisogna dimenticare che animali domestici infetti rappresentano un ulteriore veicolo di trasmissione, così come viaggi in Paesi dove le condizioni igieniche sono precarie. Rimane fondamentale impedire la contaminazione ambientale e alimentare, adottando le corrette norme igieniche nella vita quotidiana.

Manifestazioni meno comuni ma indicative

Oltre ai segni principali, esistono sintomi meno specifici che possono suggerire la presenza di una parassitosi non diagnosticata:

  • Compulsione verso cibi di scarsa qualità, specie alimenti ricchi di zuccheri e carboidrati raffinati, con un aumento del desiderio serale di questi alimenti;
  • Disturbi del sonno, insonnia o risvegli frequenti, dovuti in parte al prurito anale notturno o al disagio addominale;
  • Sensazione di febbre e malessere generale, raramente accompagnate da vera febbre alta;
  • Quadri di malassorbimento caratterizzati da perdita di massa muscolare e resistenza ridotta agli sforzi;
  • Comparsa di residui biancastri o filamentosi nelle feci di dimensioni variabili;
  • Prurito generalizzato o irritazioni cutanee alla regione perianale o vulvare nei bambini e nelle donne.

Va segnalato che molte di queste manifestazioni possono essere comuni anche ad altre condizioni come intolleranze alimentari, sindrome dell’intestino irritabile, allergie o infezioni batteriche e virali. La presenza di uno o più di questi sintomi, soprattutto se prolungata o non spiegabile con altre cause note, dovrebbe spingere a consultare un medico per una valutazione approfondita e, se necessario, eseguire specifici esami delle feci e test ematici per la ricerca di parassiti.

Diagnosi differenziale e attenzione alla salute

È importante ricordare che la diagnosi definitiva di parassitosi intestinale può essere posta esclusivamente dal medico, attraverso una valutazione clinica e tramite indagini di laboratorio. Spesso si ricorre a uno specifico esame parassitologico delle feci, che permette di identificare la specie coinvolta, mentre in altri casi sono utili test sierologici, esami del sangue o endoscopie a seconda del quadro clinico sospetto.

I parassiti intestinali più diffusi includono ossiuri, tenie, giardia e ascaridi, ciascuno dei quali può indurre sintomi variabili. Nei soggetti più fragili – come bambini piccoli, anziani o immunodepressi – l’infezione può presentare un decorso più severo, con importanti conseguenze nutrizionali e generalizzate. Da qui la necessità di non sottovalutare i sintomi e di rivolgersi al proprio medico in presenza di disturbi sospetti, evitando diagnosi e trattamenti “fai da te” che possono ritardare la terapia appropriata o aggravarne l’evoluzione.

La gestione tempestiva e mirata dell’infezione consente di prevenire complicanze gravi, ridurre le possibilità di recidiva e favorire un rapido ritorno al benessere. Fondamentale resta la prevenzione: lavarsi sempre le mani con acqua e sapone, consumare alimenti cotti in modo adeguato, evitare il contatto con acqua potenzialmente inquinata e rispettare le misure igieniche anche nell’ambiente domestico sono accorgimenti basilari per ridurre il rischio di contrarre parassiti intestinali.

Lascia un commento