Odore di pesce nelle feci: cause, consigli utili e cosa fare subito per la salute intestinale

Un odore di pesce nelle feci rappresenta un segnale insolito che può destare preoccupazione, soprattutto quando si manifesta improvvisamente o persiste nel tempo. Questo sintomo, spesso legato a processi metabolici specifici, può essere indicativo di alterazioni nella digestione, nella flora batterica intestinale o in presenza di particolari patologie metaboliche e gastrointestinali. Comprenderne le cause e adottare tempestivamente i giusti accorgimenti può rivelarsi fondamentale per la salute dell’apparato digerente.

Cause più frequenti dell’odore di pesce nelle feci

L’odore tipicamente sgradevole riconducibile al pesce avariato nelle feci è spesso il riflesso di processi di fermentazione e putrefazione che si svolgono nell’intestino a causa di nutrienti non assorbiti o mal digeriti. La flora batterica intestinale è, infatti, responsabile della degradazione di aminoacidi e proteine rimasti indigeriti che, attraverso reazioni chimiche, generano composti come putrescina, indolo e skatolo. Queste molecole, dal caratteristico odore fetido, conferiscono alle feci un aroma simile a quello del pesce marcio o deteriorato.

Le principali cause di odore di pesce nelle feci includono:

  • Malassorbimento di nutrienti, soprattutto delle proteine (ad esempio, nella celiachia e nella sindrome dell’intestino corto), con conseguente produzione di sostanze volatili dal cattivo odore dovute all’azione batterica su residui alimentari non digeriti.
  • Infezioni intestinali di natura batterica, virale o parassitaria, che alterano l’equilibrio della flora intestinale e favoriscono i processi di putrefazione. Sintomi associati possono essere dissenteria, febbre e dolori addominali.
  • Sindrome da sovracrescita batterica intestinale (SIBO), in cui la proliferazione anomala di batteri nel tenue produce eccesso di gas e metaboliti maleodoranti.
  • Alterazioni del microbiota dovute ad assunzione prolungata di antibiotici o altri farmaci, in grado di ridurre la normale popolazione di batteri benefici a favore di specie produttive di composti odorosi.
  • Patologie epatiche, come l’insufficienza epatica, che portano ad un accumulo di scorie metaboliche non adeguatamente elaborate dal fegato.
  • Consumo eccessivo di alimenti ad alto contenuto proteico o ricchi di composti solforati (ad esempio, pesce, crostacei, uova, aglio e cipolla), che vengono degradati dai batteri con formazione di odori pungenti.

Rari casi di cause metaboliche: la trimetilaminuria

In rari casi, un odore specificamente riconducibile al pesce può essere indice di una patologia metabolica nota come trimetilaminuria (sindrome da odore di pesce), una condizione in cui l’organismo non riesce a convertire la trimetilammina (TMA), sostanza con odore di pesce, in un composto inodore, determinando il suo accumulo ed escrezione tramite sudore, urine e feci. Sebbene rara, può associarsi a malattie epatiche che ne favoriscono l’accumulo, oltre a essere una condizione congenita di origine genetica.

Cosa fare subito: consigli pratici e scelte salutari

Quando si avverte un odore anomalo e persistente di pesce nelle feci, è consigliabile adottare alcune strategie pratiche per favorire un migliore equilibrio intestinale e, se necessario, individuare tempestivamente eventuali patologie sottostanti:

  • Monitorare la propria alimentazione, privilegiando pasti bilanciati e riducendo l’apporto di proteine animali o cibi che tipicamente favoriscono processi di putrefazione intestinale.
  • Aumentare l’apporto di fibre (verdura, frutta, cereali integrali) e di acqua (almeno 1,5 litri al giorno), per favorire la regolarità intestinale e contrastare la stagnazione fecale, causa di accentuazione degli odori.
  • Valutare l’assunzione di fermenti lattici o probiotici, utili per il ripristino di una normale flora batterica intestinale dopo infezioni o trattamenti antibiotici.
  • Evitare l’automedicazione con integratori o lassativi senza il parere di un professionista, in quanto potrebbero alterare ulteriormente il microbiota intestinale.
  • Prestare attenzione ai sintomi associati come diarrea persistente, sangue nelle feci, febbre, dimagrimento o malessere generale: se presenti, rivolgersi tempestivamente al medico per una valutazione approfondita.

Adottare uno stile di vita sano e una buona idratazione aiuta non solo a ridurre la probabilità di sviluppare feci maleodoranti, ma anche a mantenere l’organismo in equilibrio e prevenire disturbi digestivi più seri.

Quando è necessario rivolgersi al medico?

Un episodio occasionale di feci dall’odore intenso o anomalo può essere innocuo e legato a cambiamenti momentanei della dieta; tuttavia, se l’odore di pesce persiste o si accompagna a diareia cronica, feci chiare o grasse, difficoltà digestive e altri sintomi di malessere generale, è importante richiedere la consulenza di un professionista sanitario. Potrebbero essere infatti necessari:

  • Esami delle feci per la ricerca di parassiti, batteri o markers di malassorbimento.
  • Analisi del sangue per valutare la funzionalità epatica, pancreatica e lo stato nutrizionale.
  • Test per le intolleranze alimentari, ad esempio per la celiachia o l’intolleranza al lattosio.
  • Valutazione specialistica gastroenterologica per indagini approfondite, quali la colonscopia nei casi dubbi o persistenti.

Tra le condizioni che richiedono attenzione immediata vi sono la pancreatite cronica, la fibrosi cistica, alcune malattie infiammatorie croniche intestinali e le patologie epatiche. Un intervento tempestivo consente di prevenire complicanze anche gravi, come deficit nutrizionali o disidratazione.

Prevenzione e benessere intestinale

Il miglior approccio per evitare il problema dell’odore di pesce nelle feci è adottare abitudini alimentari equilibrate:
– Preferire alimenti freschi, ricchi di fibre e poveri di grassi animali;
– Limitare il consumo di cibi molto aromatici e proteici in eccesso;
– Curare l’igiene intestinale, anche attraverso l’attività fisica quotidiana e una buona idratazione;
– Prestare attenzione alla flora batterica, eventualmente integrando regolarmente latticini fermentati o specifici probiotici.

In conclusione, l’attenzione all’odore delle feci può offrire preziose indicazioni sullo stato di salute dell’apparato digerente. Sebbene non sempre sia indice di patologie gravi, il persistere di odori anomali richiama la necessità di > ascoltare il proprio corpo e, se serve, consultare rischiando uno specialista per un controllo accurato che tuteli il benessere intestinale e generale.

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