Allerta inquinamento: ecco il gesto quotidiano legato ai cosmetici che sta distruggendo l’ambiente

L’utilizzo quotidiano di cosmetici è un gesto profondamente radicato nelle abitudini della società moderna, ma contribuisce in modo rilevante all’inquinamento ambientale. Questo fenomeno è spesso sottovalutato, benché sia legato a pratiche comuni come il lavaggio del viso, l’applicazione di creme, trucchi e prodotti per la cura personale. Ogni volta che un prodotto svolge il suo compito sulla pelle, residui di sostanze chimiche e microplastiche finiscono nell’ambiente attraverso le acque reflue domestiche. Questo diventa particolarmente allarmante quando si considerano sia le conseguenze dirette sull’ecosistema sia quelle indirette sulla salute umana.

Le sostanze chimiche nei cosmetici e la loro dispersione

Nell’ultimo decennio è aumentata la consapevolezza sugli ingredienti pericolosi contenuti in molti cosmetici. Il regolamento europeo Reg. (UE) 2024/197 ha introdotto un importante divieto a partire dal settembre 2025: cosmesi contenente Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide e Dimethyltolylamine non potranno più essere vendute o utilizzate, essendo queste sostanze classificate come pericolose per l’ambiente e la salute pubblica.

Queste sostanze, così come altre classificate CMR (Cancerogene, Mutagene, Tossiche per la Riproduzione), sono state individuate come principali responsabili di inquinamento idrico e biodegradazione difficoltosa. L’attuale allerta riguarda non soltanto la loro presenza nei prodotti, ma anche la loro smaltimento errato, che può portare le industrie e i consumatori a contribuire direttamente alla diffusione di rifiuti speciali pericolosi nei sistemi fognari e nei corpi idrici.

Il caso emblematico della fragranza Lilial (nome INCI: Buthylfenil Methylpropional) ha evidenziato i rischi legati alla leggerezza con cui vengono utilizzate sostanze con comprovati effetti reprotossici. Vietata nei cosmetici dal 2022, è stata oggetto di sequestri e ritiri comunitari a seguito di controlli su prodotti che, nonostante le normative, sono rimasti in circolazione e hanno continuato a introdurre tossicità nell’ambiente.

Il ruolo delle microplastiche e dei polimeri nel make-up

Una delle problematiche ambientali più gravi è causata dalle microplastiche e dai polimeri sintetici presenti nei prodotti di make-up: rossetti, mascara, ciprie, fondotinta e lucidalabbra. Studi condotti da Greenpeace su undici marchi noti hanno evidenziato la presenza sistematica di particelle solide di plastica, oltre che polimeri liquidi, semisolidi e solubili. La normativa italiana ha introdotto dal 2020 il divieto delle microplastiche nei prodotti cosmetici, ma la regolamentazione non ha ancora incluso tutte le tipologie di polimeri e prodotti coinvolti.

Questi composti, una volta eliminati attraverso le acque reflue, sfuggono ai processi di depurazione e finiscono nei mari e nei fiumi, dove bioaccumulano nei sedimenti e nella fauna acquatica, entrando così nella catena alimentare e minacciando la biodiversità. Gli impatti sono ancora oggetto di studio, ma le ricerche confermano la persistenza delle microplastiche nei tessuti degli organismi marini e, di conseguenza, nei prodotti ittici destinati al consumo umano.

Consumo domestico e smaltimento: gesti che cambiano il destino dell’ambiente

Oltre agli ingredienti dei cosmetici stessi, anche la gestione quotidiana dei residui e degli imballaggi rappresenta un gesto cruciale dal punto di vista ambientale. Spesso i flaconi di plastica, tubetti di metallo e packaging misti vengono gettati indifferentemente nei rifiuti urbani, con una frazione ancora minima destinata alla raccolta differenziata. Ciò determina l’immissione di imballaggi contaminati da sostanze pericolose nei sistemi di smaltimento convenzionali, aggravando la questione dei rifiuti non trattabili e complicando i processi di recupero e riciclo.

Le imprese, secondo la normativa vigente, devono effettuare uno smaltimento controllato dei prodotti non conformi, utilizzando codici EER specifici per solventi, vernici e altri composti pericolosi. Tuttavia, i piccoli centri estetici e parrucchieri sono esonerati dall’obbligo del registro di carico e scarico, sebbene debbano rispettare tutte le disposizioni ambientali, il che rende difficile il monitoraggio puntuale dei rifiuti generati da queste attività.

Per i consumatori privati, spesso la disinformazione prevale e il destino del rifiuto cosmetico si conclude nel bidone del secco residuo, consolidando una filiera di inquinamento silenzioso che non trova soluzione nei depuratori urbani e contamina suoli e acque nel lungo termine.

Strategie e abitudini su cui intervenire

La riduzione dell’impatto ambientale da cosmetici passa necessariamente per cambiamenti di abitudini individuali e sistemici:

  • Leggere attentamente l’INCI prima dell’acquisto: riconoscere le sostanze vietate e potenzialmente dannose per l’ambiente è il primo passo verso consumi consapevoli.
  • Privilegiare prodotti eco-certificati e privi di microplastiche e polimeri sintetici, optando per confezioni biodegradabili o facilmente riciclabili.
  • Smaltire correttamente i prodotti scaduti e non conformi, consegnandoli presso le isole ecologiche o chiedendo informazioni presso i punti vendita.
  • Ridurre la quantità di cosmetici utilizzati nel quotidiano e preferire formulazioni più essenziali per diminuire l’esposizione sia personale che ambientale.
  • Incoraggiare la responsabilità delle industrie, richiedendo trasparenza sugli ingredienti e sulla sostenibilità dei processi produttivi, anche attraverso azioni collettive e campagne di sensibilizzazione come quella promossa da Greenpeace.

L’adozione di queste strategie appare tanto più urgente quanto più il settore della cosmesi cresce e si diversifica. La riconversione degli standard produttivi verso una economia circolare rappresenta la sfida fondamentale per ridurre drasticamente gli impatti e garantire una vera sostenibilità.

In conclusione, l’allerta inquinamento riguarda da vicino il gesto quotidiano dell’utilizzo dei cosmetici, spesso sottovalutato e reso invisibile dalle routine personali. Conoscere e modificare tali pratiche, adottando prodotti più sicuri e smaltendo correttamente i residui, permette di intervenire in prima persona sulla salute del pianeta, andando oltre le mode e le convenzioni e trasformando un gesto banale in una scelta di responsabilità ambientale e sociale.

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